Aggiungi un posto a tavola che c’è il Food Printing.
Ridurre gli sprechi è il piatto forte di ogni agenda internazionale. All’Experimental Biology di San Diego gli ingredienti per riuscirci ci sono tutti.
Cosa bolle in pentola? Cibo in 3D.
All’ultimo congresso Experimental Biology di San Diego, un team di ricerca sudcoreano ha sfornato un‘idea che potrebbe rivoluzionare il modo di vivere la tavola. Si tratta della stampante 3D, un prototipo che dà vita a veri e propri piatti con caratteristiche nutrizionali specifiche per ogni individuo. Per quanto possa sembrare così lontano dalla realtà, il Food Printing è già in uso e ha un’importante freccia nel suo menù: ridurre gli sprechi.
Come potrebbe riuscirci? Semplicemente stampando solo la quantità di cibo che poi verrà consumata dalla persona. Infatti, l’invenzione in 3D permette di costruire l’alimento strato dopo strato e di monitorare i valori nutrizionali di ogni piatto ideato.
Il Pop Up Store di Londra.
Food Ink è il nome del ristorante che solo per tre giorni ha servito pietanze, piatti, bicchieri, posate e tavoli realizzati in 3D. I commensali che hanno avuto la fortuna di vivere quest’esperienza culinaria hanno assaporato nove portate ben mescolate tra ingredienti classici e quelli della cucina molecolare. Il risultato sembra aver convinto molti, chissà se nel firmamento delle buone forchette ci saranno delle nuove stelle Michelin in 3D.
Un progetto durato 4 anni.
Barilla ha sempre creduto nelle potenzialità del 3D. Durante il CIBUS (salone internazionale dell’alimentazione) del 2016, il colosso italiano della pasta ha presentato i suoi piatti frutto di una lunga collaborazione con il centro di Ricerca Olandese TNO. L’idea è nata dal bisogno di trovare nuove forme di pasta non realizzabili con i classici metodi industriali o tradizionali. A quanto pare, durante l’evento, l’acquolina in bocca è venuta proprio a tutti.
A fuoco lento, la tecnologia sta arrivando anche in cucina.
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